di
Virginia Vandini
Stanotte c'è stato uno scambio così profondo con Gabriele che mi si è impresso nel sangue.
Ancora echeggiano nelle mie orecchie le sue parole: "Tu non dai la tua energia alle persone, aiuti gli altri a scoprire la propria. Sei una bussola, un faro. La cacciatrice dell'anima selvaggia, sacerdotessa e guerriera ".
"Se io sono il faro - continuo io quasi in trance - tu sei la corrente che permette al faro di illuminarsi e illuminare".
E questa è una condizione irreversibile che prescinde anche dalla nostra stessa vita. È la connessione di due spiriti sulla quale non si può tornare indietro. La luce che si irradia è la manifestazione di questo incontro tra il mondo sotterraneo, invisibile della corrente che fluisce incessante per alimentare il faro e il mondo di mezzo, visibile di uno strumento che guida viaggiatori erranti nella notte buia per trovare la loro rotta.
Ecco il senso della nostra unione, lo scopo ultimo per cui ci siamo sposati davanti a Dio. Un'opera di servizio dove non c'è più spazio per un io e un tu.
C'è solo la relazione continua tra corrente faro e luce come quella tra fuoco, terra, acqua e aria. È in questo scambio puro che esprimiamo, viviamo, diamo amore".
Ci siamo tenuti la mano a lungo senza muoverci. Quasi a temere che un piccolo spostamento avrebbe potuto rompere l'incanto di quegli istanti. Alla fine ci siamo addormentati e nei mondi astrali abbiamo portato l'essenza profonda delle nostre parole, parole senza pretesa né aspettativa, parole leggere e radiose come la carezza del vento sulle acque calme del mare scintillanti di colori danzanti, parole cariche di un Eros che ti fa perdere nel vuoto cosmico per ritrovarti nell'amore supremo, nell'ordine universale dove ogni essere pulsa nella sua interezza.
Benvenuta Epifania!