E’ un professionista che ha frequentato una scuola triennale acquisendo conoscenze e abilità in ambito sociologico, psicologico e pedagogico, oltre che specifiche tecniche di espressione e comunicazione verbale e non verbale.
La prima competenza fondamentale di un counselor è saper ascoltare in modo attivo: ovvero la capacità di prestare un’attenzione consapevole, sincera, attenta, alle parole, ai gesti, agli sguardi della persona o delle persone che abbiamo davanti ma anche alle nostre parole, ai nostri gesti, ai nostri sguardi. Ascoltare attivamente significa sospendere il giudizio e immergersi nel mondo di chi ci sta di fronte, senza perdere di vista il nostro. E’ proprio qui che entra in gioco l’empatia, ossia la capacità di sentire il mondo interiore dell’altro, le sue emozioni, senza necessariamente doverle far coincidere con le nostre (in questo caso proveremmo semmai simpatia, dal greco syn pàtheo, letteralmente “patire con”).
Il counseling, inteso come mentalità e modo di essere, è la volontà di mettersi in ascolto dei bisogni dell’altro non prima di aver ascoltato se stessi. E’ la capacità, che per molti nasce da un grande impegno, di mettersi in contatto con le proprie emozioni e comunicarle nel modo più autentico. E’ il desiderio di essere parte attiva in un mondo che cambia e chiede la nostra presenza, oggi più che mai. E’ il compito di diffondere la cultura del rispetto, dell’ascolto reciproco, dell’unità di intenti nella diversità.
Per questo il nostro obiettivo è accompagnare chiunque lo desideri a sbocciare, liberarsi dalle paure e affermare la propria unicità.
Il counseling è una speciale modalità di relazione con l’altro che si instaura tra un professionista e uno o più individui che vivono un momento di difficoltà o smarrimento.
Il termine “counseling” deriva dal verbo inglese “to counsel”, a sua volta tratto dal latino “consulere”(consolare, aiutare). La parola latina è composta dalle particelle “cum” (con) e “solere” (sollevare). Già nel termine è racchiuso il senso profondo di questo approccio. Nel counseling infatti viene meno la figura di paziente che affida il suo malessere ad un terapeuta ed emerge invece quella di cliente, ovvero di colui che, vivendo un momento di difficoltà, si rivolge ad un professionista per individuare nuovi modi di risposta miranti ad un più elevato stato di Benessere. È stato Carl Rogers con la “Terapia centrata sul cliente” (1951) ad ufficializzare questo nuovo orientamento diffusosi negli Stati Uniti nel corso degli anni ’60.
Il counseling si basa su una serie di interventi verbali e di stimoli alla creatività mirati a perseguire e mantenere una sempre migliore qualità di vita relazionale, sociale ed esistenziale. La sua efficacia consiste nel valorizzare e sostenere le persone in quanto autrici uniche della propria auto-realizzazione, accompagnandole nell’esperienza del “qui ed ora” e agevolandole nella ricerca e messa-in-atto responsabile (da sé e in sé) di tutte quelle risorse possedute al proprio interno che in certi frangenti della vita possono sembrare smarrite.
Il counseling interviene su problemi specifici relativi a soggetti sani ma temporaneamente in difficoltà. Le ragioni possono essere diverse: un cambiamento di città, la rottura di una relazione, l’esigenza di prendere una decisione sugli studi o la carriera da intraprendere, sono solo alcuni esempi di problematiche esistenziali che la persona avrà modo di gestire positivamente con un professionista qualificato.
Con il counseling, dunque, non si ricevono consigli per la soluzione di un problema, ma si viene accolti in uno spazio di ascolto nel quale entrambe le parti sono elementi attivi in un processo di crescita reciproca.