di
Virginia Vandini
Sono in macchina. È la notte della Vigilia che trascorrerò dai miei suoceri. Papà e mamma hanno scelto di stare a casa da soli.
Per me non è mai stato un problema trovarmi "lontana" dalla famiglia, ma per i miei genitori è diverso. Sono cresciuti dentro grandi case. Quelle dei miei nonni erano in grado di accogliere anche 30 persone.
Ne parlavo proprio qualche giorno fa con Flaminia Mannoni, una delle mie più care amiche d'infanzia.
Tutti insieme a giocare: tombola, 7 e mezzo, bestia, 31, salta cavallo, mercante in fiera... Ore e ore a chiacchierare, a discutere sul perché e il per come vincevano sempre gli stessi condividendo cibo squisito: crêpe ai funghi, lasagne al forno, tacchinella farcita, carciofi fritti, puntarelle con alici, brodo di tortellini con stracciatella.
Sapori e momenti indelebili nel cuore, nella mente e nell'anima.
Sono questi i ricordi che mi accompagnano il 24 sera mentre chiamo i miei, convinta di trovare in loro una punta di nostalgia e tristezza per i bei tempi passati. E invece, con mia immensa sorpresa, mi accolgono con voce serena, gioiosa dicendomi ciò che non avrei mai creduto possibile: "cara Virginia, questo Natale è diverso da tutti gli altri ma siamo felici di esserci l'uno per l'altra. La vita cambia, le situazioni si modificano e noi siamo grati per quello che c'è ora".
Queste parole mi toccano, mi commuovono trovando in esse uno dei più bei doni che potessi ricevere: l'accettazione di ciò che è con amore e dolcezza.
Ma non finisce qui.
Un pomeriggio riusciamo a riunire tutta la famiglia. Tanti non ci sono perché in un'altra dimensione o malati, impossibilitati da situazioni contingenti. Al loro posto si è aggiunto però qualcun altro, delle bimbette di 1, 3, 6 e 7 anni. Le mie nipoti. Non appena realizzo questo, percepisco chiaramente la continuità tra passato, presente e futuro. Cambiano solo le forme. La forza della vita e il principio creativo che l'anima procede, inesorabile; cogliere il mistero legato ai processi di dissoluzione e nascita è la grande prova che il Natale, con la sua forte energia, ci pone di fronte.
Durante la Messa del 25, quando sento il canto "luce dona alle menti, pace infondi nei cuor" esplodo in un pianto di gioia senza sapere perché.
Ora ho compreso l'origine di quel pianto: Essere nella Grazia, al di là delle persone e delle circostanze esterne.
Questo è il senso del mio Natale.
Oggi e nei giorni che verranno.